A distanza di un anno dall'installazione del mio impianto solare termico, mi trovo a tirare una conclusione: se un impianto è ben fatto la sua presenza in casa può essere quasi "dimenticata" e il suo rendimento sarà il migliore possibile per molti anni.
Diversamente darà noie. Oppure il suo rendimento calerà. Se vi sembra difficile che ciò possa accadere vi sbagliate di grosso.
Provate a convincere il vostro idraulico che avete "la sensazione" che il rendimento del vostro impianto solare termico è calato... egli, dentro la sua zucca, penserà: questo è un ambientalista fanatico che ha del tempo da farmi perdere. Se poi uno si cimenta a fare dei conti per calcolare il rendimento e li sottopone all'installatore per argomentare il sospetto calo di potenza nella stessa zucca si formerà altrettanto rapidamente la convinzione: è un ingegnere rompi coioni.
Non ho nulla contro la categoria degli idraulici (anzi mi stanno simpatici perchè stringono i tubi come mastini), ma spesso gli artigiani vanno condotti per mano. Per contro, altre volte siamo noi tecnici che ci facciamo le seghe mentali ed hanno ragione gli artigiani.
Molti impianti solari sono morti, oppure sono stati "abbandonati", perché non erano ben realizzati fin dalla partenza e quindi non sono stati in grado di reggere nel tempo. In questo modo si radica nella gente il malcontento e un'opinione negativa del solare. Il solare funziona, ma, come tutte le "macchine" complesse, va ben progettato ed installato.
Quella che vi racconto è una storia che io ritengo anomala, ma forse non troppo. La ditta che mi montò un anno fa i pannelli solari a tubi sottovuoto fece una scelta strana: non montare la valvola di sfiato aria in sommità al circuito del primario, quello del liquido antigelo, che corre nei pannelli solari.
Non intendo dire che questa valvola sia stata rimossa dopo un po’. Intendo che non è mai stata montata fin dal giorno del collaudo dell'impianto. Alcuni mesi dopo scoppiò la mia passione per questi impianti e mi resi conto, leggendo la letteratura, che c'era qualcosa che non quadrava. Perché non hanno montato la valvola di sfiato? Mi domandai. Il tecnico della ditta argomentò che con i tubi sottovuoto le temperature che si raggiungono (in fase di stagnazione) sono talmente elevate che non è possibile montare la valvola di sfiato.
Una sua precedente brutta esperienza di fusione di alcune guarnizioni della valvola di sfiato gli causò l'intasamento dei tubi nei pannelli e ora ha deciso di non montarla più. Quel tizio dunque monterà ancora molti impianti senza una valvola di sfiato.
Nonostante questo, l'impianto ha funzionato bene per i primi due mesi. Cosa intendo per "bene"? Intendo che ha funzionato sempre nelle stesse condizioni di rendimento per due mesi dal giorno del collaudo.
Una bella mattina di sole ad Aprile 2003 viene il tecnico della lavastoviglie. Io sono fuori casa e mia madre stacca la corrente di casa per permettere al tecnico di effettuare la riparazione. Risultato: la pompa elettrica di circolazione del primario si ferma e siccome non c’è più scambio di calore, i pannelli solari, vera “trappola per il calore”, si riscaldano sempre più e vanno in stagnazione, ovvero il liquido antigelo si scalda fino ad evaporare e non è più possibile la circolazione. La centralina della regolazione solare segna 145° nei pannelli. Tutto è bloccato e devo aspettare che venga sera per rimettere in circolazione il liquido antigelo. Non c'era alternativa, tranne andare sul tetto con 10 mq di lenzuoli ad ombreggiare il campo solare.
Il giorno dopo l'impianto non è più lo stesso, e non sarà più lo stesso del giorno del collaudo per un bel pezzo.
La conclusione a cui sono arrivato è che il liquido antigelo, dopo la stagnazione, non sia più tornato quello di prima e che dentro l'impianto si sia formato del gas "irreversibile". Perché irreversibile? Documentandomi qua e là sono arrivato alla conclusione che la stagnazione, con le sue alte temperature, abbia causato un'alterazione del liquido antigelo al punto da impedire un suo completo ritorno allo stato liquido dopo la stagnazione. Vale a dire che la teoria dice una cosa, ma la pratica un'altra.
A questo punto entra in gioco l'assenza della valvola di sfiato che ha impedito al gas di evacuare il circuito primario. Settimana scorsa, con un idraulico che oramai lavora con me su questi impianti da un anno, abbiamo montato una valvola di sfiato (Caleffi) per alte temperature (Max 200°) e subito è balzata all'occhio una variazione che vi racconto la prossima volta (Valvola di sfiato - Parte II).
Le conclusioni di questa “Parte I” sono quindi:
1. Verificare sempre che vi venga montata la valvola di sfiato sul circuito del primario.
2. Verificare che la valvola di sfiato sia resistente alle alte temperature (almeno 140°C).
3. Verificare che questa venga montata nel punto più alto del circuito.
4. Montare a monte della valvola di sfiato un rubinetto da tenere normalmente chiuso. Esso avrò due scopi: per la sostituzione della valvola stessa e per evitare di perdere pressione dal primario in caso di stagnazione.
5. Realizzare il percorso del circuito primario con andamento il più possibile regolare a salire e a scendere, ovvero senza anse nelle quali si possano formare sacche d'aria.
un saluto,
Paolo Zaniboni