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ASSORBITORE TERMOSOLARE "PANDA"
un progetto della serie
Ecointrosofia© naif e Personal Energy©
di Enzo Galantini Ferrari

Ciao. Se ti va, comincio con un po’ di teoria.

Un assorbitore termosolare (detto comunemente pannello solare) sfrutta la proprietà di una superficie nera (ed opaca) di trasformare in energia termica i raggi solari. La maggior parte di questa energia è fornita dai raggi infrarossi, non visibili dall'occhio umano. Tali frequenze corrispondono ad una lunghezza d'onda fra un millimetro per l'infrarosso lontano, ed i 2,5 nanometri (nm) per quello vicino.

per maggiori dettagli vedi
http://stwww.weizmann.ac.il/lasers/laserweb/Java/Wavelengthdrag.htm
e anche
http://www.ipac.caltech.edu/Outreach/Edu/outreach.html

La quantità di energia termica che la superficie del dispositivo è in grado di captare è proporzionale al numero di fotoni nell'infrarosso che la colpiscono (provenienti dal sole) e dal seno (trigonometrico) dell'angolo che questi raggi formano rispetto alla superficie captante. Gli altri fotoni vengono riflessi dal cristallo.

Raffreddando con un serpentino percorso da acqua questa superficie nera, si preleva la maggior parte dell'energia termica assorbita, che si può sfruttare per fini di riscaldamento.

 

IL PANNELLO PANDA

La capacità del pannello di recuperare energia termica è in funzione della energia solare (Wt m2), della sua superficie esposta ai raggi, al seno dell'angolo fra superficie e raggi ed il rendimento della macchina termica, che a sua volta dipende dall'assorbimento della vernice nera, della trasparenza del cristallo e da tanti altri fattori che non vale neppure la pena nominare.

Il tuo scopo, caro lettore, è costruire un dispositivo che costi meno di 50 €, quindi i dati che ti ho appena riportato sono per la chiarezza, e non per il progetto. Calcolare il rendimento del pannello, per il momento ci interessa men che nulla. Più avanti, quando avremo acquisito una maggiore esperienza nella costruzione, non ci interesserà ugualmente un piffero, perché ci dovremo concentrare su come farlo costare meno di 40 €…

Per ragioni di semplicità, in questo manualetto mi riferirò ad un impianto per l'integrazione del riscaldamento dell'acqua calda sanitaria.

E per ragioni impiantistiche ti proporrò un solo schema di realizzazione basato su di un boyler col serpentino (o l'intercapedine) pensato e venduto per l’integrazione del riscaldamento con acqua proveniente da una caldaia. Naturalmente, non ha nessuna importanza se questo boyler ha il bruciatore di metano, di GPL (combustione) oppure la resistenza elettrica (effetto Joule).

Naturalmente non è possibile far circolare direttamente l’acqua sanitaria nel pannello, perché il gelo potrebbe distruggere tutto. Non sarebbe intelligente neppure scaldare il pannello con l’acqua calda per prevenire il gelo…

Accontentiamoci di recuperare l’energia che il Sole ci regala, senza esagerare e complicare. E’ già complicato accontentarsi.

Telaio, cristallo, lamiera e serpentino, cassa, coibentazione e fondo

 

Un pannello solare è costituito da un telaio, quadrato o rettangolare, che contiene i componenti a strati. Lo strato superiore è costituito dal cristallo che lascia filtrare i raggi solari e che forma la camera d'aria necessaria ad isolare termicamente la superficie di assorbimento raffreddata dal serpentino dell'acqua. Sotto la superficie di assorbimento c'è uno strato di materiale isolante trattenuto da una chiusura di fondo. Il pannello è tutto qui: un cristallo, una lamiera, un tubo piegato, un po' di lana di vetro ed un fondo, il tutto contenuto in una cassa di legno. Deluso? Meglio così.

A dir la verità, occorre anche costruire un supporto per il (o i) pannello (pannelli), ma questo è ancor più deludentemente semplice. L'unica proprietà che deve avere è l'essere robusto: il vento, quando raffica, non perdona l'esilità…

 

 

L’ORIENTAMENTO

A livello puramente teorico, il pannello dovrebbe seguire il Sole ed offrire sempre la superficie del cristallo perpendicolare ai raggi della nostra stella. Questo dispositivo si chiama “montatura equatoriale” ed è stata inventata per i telescopi astronomici.

Naturalmente, durante la notte, questo dispositivo dovrebbe riposizionarsi per essere pronto a captare i raggi del sole all’alba del mattino successivo.

Evidentemente i collegamenti idraulici del pannello dovrebbero essere eseguiti con tubi flessibili di adeguata lunghezza. Poi il dispositivo dovrebbe essere robusto, sopportare il gelo, non fermarsi mai…

Tutto troppo complicato. Tutto abbastanza inutile. Tutto troppo costoso.

Sarà sufficiente esporre il pannello a sud (una bussola andrà più che bene) oppure verso il sole alle dodici (orario solare) o alle undici (orario legale).

Per l’angolo rispetto all’orizzontale le cose si complicano un po’, perché esso dipende dal luogo dove il pannello viene montato e dal periodo dell’anno. Ma andiamo con ordine:

Per sapere la latitudine della tua città (o provincia, non cambia nulla) collegati al sito http://www.corriere.it/meteo/citta.jsp?c=Asti e seleziona la tua provincia.

Annotati la latitudine (esempio: Modena 44,647°) cioè 44,5° ; più che sufficiente.

Con questo angolo (e a Modena) il pannello sarà perfettamente perpendicolare ai raggi il giorno degli equinozi di primavera ed autunno (21 Marzo e 23 Settembre: nei quali ci sono 12 ore di luce e 12 di buio). Il giorno del solstizio d’inverno (21 Dicembre) il sole è più basso dell’angolo della latitudine di 23,5° mentre al solstizio d’estate (21 Giugno) è maggiore sempre di 23,5°. Conviene leggere questi link:

http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Lab/2166/gakdsp1.htm

http://www.geocities.com/CapeCanaveral/Lab/2166/gakdsp2.htm

Per facilitare il compito, pensa che ai Poli il pannello sarebbe verticale e all’Equatore orizzontale.

Non so se ti conviene montare il pannello in modo da seguire tale angolo. Io consiglio di non farlo. Consiglio invece di privilegiare l’estate (più sole e più docce) quindi di posizionare il pannello con un angolo di 11-12 gradi più dell’angolo di latitudine. D’inverno, il numero di ore utili di sole e la nuvolosità, non permetteranno di recuperare un gran chè. Sappi, comunque, che entro questo angolo di 47° (23,5 x 2) si gioca la perpendicolarità dei raggi rispetto alla superficie del pannello. Si può costruire un supporto con tre posizioni: quella centrale pari all’angolo di latitudine e le altre due con 12 gradi in più ed in meno. Sappi anche che questa è una complicazione costosa e che ti costringerà a modificare l’angolo del pannello 4 volte l’anno. Fai tu.

Stai solo molto attento che i collegamenti idraulici flessibili, nelle varie posizioni, non possano formare un “punto alto” ed accumulare aria al loro interno o curve troppo strette e tensioni anomale. Va da sé che anche i fissaggi dovranno essere molto robusti e sicuri: non dimenticarti mai del vento.

Per posizionare il pannello secondo l’angolo (o gli angoli) che hai scelto, basta un goniometro da disegno (quelli trasparenti) ed una livella o un filo a piombo. Ricorda solo che l’angolo della latitudine è riferito alla verticale che passa per il centro della terra. Per determinare l’angolo del piano del cristallo occorre sottrarre l’angolo di latitudine a 90°. Tieni anche conto che un errore di 1 o 2 gradi non sposta nulla. Altro trucchetto: se metti due squadrette sul cristallo accostate sul loro lato perpendicolare al vetro, se il pannello è ben posizionato, alle 12 solari (13 legali) esse non faranno ombra sul cristallo. Semplice? Semplice.

DISTINTA MATERIALI PANNELLO:

  • a - N° 1 cristallo parabrezza o portellone di una FIAT Panda vecchio modello. (vedi nota 1)
  • b - N° 4 assi in legno recuperato (pallett) alto circa 12 cm e dello spessore di 2 – 2,5 cm.
  • c - N° 1 lamiera di acciaio al carbonio (lamieraccia) dello spessore di 2,5 – 3 mm, tagliata a misura. (vedi nota 2)
  • d - N° 1 tubo di rame flessibile (quindi non in barre ma da rotolo) di diametro 14x12 (esterno – interno - spessore 1 mm). Il calcolo della lunghezza lo faremo assieme in seguito.
  • e - N° 1 quantità sufficiente di lana di vetro o lana di roccia (recuperati)
  • f - N° 1 chiusura di fondo del pannello, in lamiera spessore 1 mm o compensato marino (recuperato) spessore almeno 3 mm.
  • g - N° 1 matassina di filo di rame nudo (recuperato) o di ferro dolce, di diametro non inferiore ad 1 mm.
  • h - N° 1 barattolo di vernice nera opaca (catramina) con temperatura massima di esercizio non inferiore a 120°C.
  • i - N° 1 serie di tubetti di pasta conduttiva, o pasta per termometri. In un magazzino di materiale idraulico sanno cos’è. Non sognarti nemmeno di comprare pasta conduttiva all’argento per dissipatori di chip elettronici. E’ la stessa che troverai da un grossista di idraulica, ma costerà almeno 10 volte di più!!!
  • j - N° X confezioni di sigillante al silicone per esterni e per temperatura di esercizio non inferiore a 120°C

ATTREZZATURE NECESSARIE

  • k - N° 1 Punta da trapano da acciaio diametro 1,5 - 2 mm
  • l - N° 1 punta da trapano da legno diametro 16 mmNota 1: va bene qualsiasi cristallo di veicolo, purchè superficialmente piano. Quello della Panda vecchio modello (posteriore compreso) non è incurvato, quindi va benissimo. Ma va bene anche il cristallo laterale di una portiera di un camion… Naturalmente più è quadrato o rettangolare, meglio è.Nota 2: cerca un aziendina che lavori carpenteria metallica e lamiera e fattelo tagliare. Non esiste che te lo facciano pagare più di 1 € al kg. Se te lo fai recuperandolo da una vecchia lamieraccia, sei veramente naif.

 

COSTRUZIONE DEL PANNELLO

Figura 2 - Sezione del pannello.

 

La prima cosa da fare è prendere le misure del vetro. La cassa in legno deve avere le stesse misure esterne.

Il cristallo della Panda è leggermente trapezoidale, ma non è questo un problema. Farai una cassa leggermente trapezoidale. Tutto qui.

La lamiera di 3 mm di spessore, invece, dovrà essere 2 o 3 mm più piccola dell’interno della cassa. Se vai a farti tagliare la lamiera con la cassa come campione e non con le misure del trapezio, non ci saranno problemi. La lamiera di fondo della cassa, quella che tratterrà la coibentazione e che servirà a chiudere il tutto sarà tagliata sulle misure esterne della cassa.

E’ giunto il momento di fare il progettino del serpentino di rame. La versione descrittiva è un po’ complicata, e richiede attenzione.

Tieni conto che la parte più lunga del pannello deve essere orizzontale, quindi i tratti di tubo rettilineo saranno orizzontali (vedi immagine). In questo modo ci saranno meno curve della disposizione opposta. Meno curve e meno energia occorrerà per far circolare l’acqua.

 

 

Diamo ora un simbolo ad ogni misura che ci serve:

 

Disegno schematico del pannello

Bc = Base maggiore del cristallo rettangolare o base minore del cristallo trapezoidale
Hc = Base minore del cristallo rettangolare o altezza del cristallo trapezoidale
S = Spessore delle assi di legno della cassa
B = Dimensioni dell’interno cassa lato Bc, cioè Bc – 2 x S
H = Dimensioni dell’interno cassa lato Hc, cioè Hc – 2 x S
D = diametro esterno del tubo di rame
Ri = raggio interno delle curve a 180°
L1 = Distanza del primo e dell’ultimo tratto rettilineo di tubo dall’interno cassa
L2 = Distanza fra l’esterno di una curva a 180° e l’interno cassa
L3 = Sporgenza del tubo all’esterno misurato dall’interno cassa

 

Ora aggiungiamo qualche relazione:
C = conferenza di una curva a 180°
Tr1 = Tratto rettilineo di tubo in uscita o entrata dalla cassa
Tr2 = Tratto rettilineo fra due curve a 180°
Nt = numero di tratti rettilinei di tubo. Deve essere dispari.
Lt = Lunghezza totale del tubo

Quindi :
C = (Ri + D / 2 ) x 3,14 x 2
Tr1 = L3 + B – L2 – C / 2
Tr2 = B – L2 x 2 – C
L1 = (H – Nt x D – Ri x (Nt – 1)) / 2

Consigli spiccioli: L1 dovrebbe essere circa la metà di Ri
Ri deve essere compreso fra 60 e 100 mm
L2 deve essere fra 20 e 40 mm
L3 non può essere meno di 100 mm
Fai vari tentativi per determinare Nt in funzione di Ri. Se sai usare un foglio elettronico, sei a cavallo.

Una volta determinato Nt puoi calcolare esattamente quanto tubo ti serve:
Lt = Tr1 x 2 + Tr2 x (Nt – 2) + Nt x (C / 2)
Semplice? Semplice.

Ora c’è da calcolare i centri delle curve, indispensabili alla loro piegatura.

La distanza fra l’inizio del tubo ed il centro di piegatura della prima curva è uguale a Tr1 + C / 4 mentre la distanza fra due centri di due curve è uguale a Tr2 + C / 2. Facile? Facile.

Segna con un pennarello i centri delle curve, perché ora ti spiegherò come piegarle.

Per prima cosa occorre un cilindro rigido di raggio circa uguale ad Ri, millimetro più, millimetro meno. Occorre molta attenzione e pazienza, perché il tubo tende ad ovalizzarsi ed ammaccasi se lo si piega brutalmente. Occorre procedere piano piano, per gradi, e ad ogni piccola piegatura occorre schiacciare, con una pinza la parte che tende ad ovalizzarsi e farla ritornare di forma circolare. Serviti delle mani e sii progressivo e misurato. Se ammacchi troppo il tubo, ti occorrerà molta più energia elettrica per far circolare l’acqua, e questo non va bene.

Il serpentino è pronto? Bene: prepariamogli la superficie di appoggio. Devi fissare la lamiera circa a metà dell’altezza della cassa. Lo puoi fare con una serie di angolarini di lamiera che avviterai all’interno della cassa su ambo i lati e non fisserai alla lamiera. In questo modo questa sarà libera di dilatarsi. Vedi la Figura 2.

Sei curioso di sapere quanto dilaterà? Il calcolo è 0,014 millimetri ogni metro di lunghezza, ogni grado centigrado.

Partendo da una temperatura ambiente di 20 gradi e scaldandosi fino a 90 gradi, un metro di lamiera si allungherà di 0,014 x 1 x (90 – 20) = 1 mm. Come dici? Un mm ti sembra poco e vuoi imbullonare rigidamente la lamiera alla cassa? Non te lo consiglio.

Il coefficiente di dilatazione lineare del rame è di 0,017, quindi c’è poca differenza.

Nelle condizioni di prima si allungherebbe di meno di due decimi di millimetro in più della lamiera: vista la sua forma a serpentino e la sua duttilità, questa differenza è del tutto trascurabile.

Spero di averti dato anche solo un piccolo esempio di come quattro semplici calcoli servano a descrivere un fenomeno ed a capire se quello che si sta facendo abbia un senso o nasconda imprevisti.

Fissata la lamiera alla cassa? Bene. E’ giunta l’ora di fare i due fori (diametro 16 mm) di uscita del serpentino dalla cassa. La loro distanza la ogni spigolo esterno sarà: L1 + S + D /2 e saranno tangenti alla lamiera.

Visto che le porzioni di tubazione che sporgeranno all’esterno non sono lunghe che una decina di centimetri, non ti sarà difficile introdurli nei fori, stante anche l’elasticità della sua forma a serpentino.

E giunta l’ora di fissare il serpentino alla lamiera.

Il metodo che ti propongo è quello di fare due forellini (ricordi la punta per trapano da 1,5 - 2 mm?) di qua e di là dal tubo, per poi legarlo col filo di rame (o di ferro) attorcigliandolo nella parte posteriore della lamiera. Una legatura ogni 8 – 10 cm va più che bene. Vedi la figura 2.

Ma procediamo con ordine, perché questa è l’operazione più importante, ed è quella che assicurerà la trasmissione del calore dalla lamiera al tubo, quindi al liquido che vi circolerà dentro. Sbagliare questa fase significa pregiudicare il rendimento del pannello anche del 50%.

Con calma e per gradi, allora.

  1. - Dopo aver eseguito tutti i forellini necessari alla legatura del tubo del serpentino, devi rimuoverlo e togliere tutti i trucioli. Devi sgrassare bene la lamiera (con diluente), così come il tubo del serpentino. E’ il momento di infilare guanti di plastica usa e getta.
  2. - Rimetti in sede il serpentino e metti fra esso e la lamiera una serie di spessori (stuzzicadenti) fra una coppia di fori di legatura e la successiva. Hai già preparato i pezzetti di filo di rame o di ferro della giusta lunghezza? Cosa aspetti? Comincia a legare il tubo, stando attento a non stringere troppo, perché, successivamente, dovrai togliere gli stuzzicadenti. Se il filo di ferro è troppo rigido e necessita di troppa forza per avvolgerlo, usa qualcos’altro.
  3. - E’ il momento di spalmare fra lamiera e tubo la pasta conduttiva. Essa assicurerà la trasmissione del calore per conduzione fra la lamiera ed il tubo, quindi occorre calma e precisione. Se la pasta è in tubetto, stendila da ambo le parti del tubo e, senza esagerare con la quantità, spingila bene sotto al tubo con una spatola. Quando arrivi in prossimità dello stuzzicadenti, toglilo. Finito ogni tratto fra le legature, e dopo aver tolto lo stuzzicadenti, stringi con calma la penultima legatura libera da stuzzicadenti, ma senza esagerare.
  4. - Se hai fatto tutto bene e con pazienza, tutta la superficie di contatto fra tubo e lamiera sarà “annegata” in un po’ di pasta conduttiva. Ritocca con la spatola eventuali imprecisioni o carenze.
  5. - Ora stendi un verme di adesivo al silicone fra tubo e lamiera, in modo da proteggere la pasta conduttiva e chiudere i forellini per la legatura. Da ambo le parti e con calma. Fai aderire bene il silicone a lamiera e tubo usando un dito (guantato) come spatola. Lascia essiccare il silicone, ponendo il pannello in un luogo asciutto e ventilato per almeno 24 ore

Sei stato attento a non toccare con le mani unte tubo e lamiera? Bene, perché è il momento di verniciare.

Hai preparato un bel pennello nuovo dalle setole morbide e lunghe? Perché? Mica ti avevo detto di comprarlo, no? Lo avevi già? Tienilo per cose più importanti.

Hai presente quel pennellaccio putrido e spelacchiato dietro ai barattoli dei chiodi arrugginiti? Quello lì!

Puliscilo col diluente e lascialo asciugare all’aperto.

La catramina (la vernice nera opaca) non va stesa come se stessi verniciando una palizzata o un muro, ma va piuttosto “pucciata”, cioè il pennello va usato di punta con movimento ortogonale alle superfici e non parallelo ad esse. In questo modo si impregna bene il tutto, ottenendo una superficie molto irregolare, ed il meno lucida possibile.

E’ molto meglio stendere una prima superficie sottile di vernice e, una volta asciugata, dare la seconda mano, questa volta un po’ più abbondante. Ho detto un po’… non serve a nulla esagerare… anzi!

Bene: ti faccio i complimenti. Mi sembra che il lavoro sia venuto veramente bene.

Da questo momento, però, dovrai maneggiare con calma il tutto. Se il tubo si muove, la pasta conduttiva slitta via e si rompe il velo di vernice, che hai lavorato a fare?

Adesso c’è da coibentare la parte inferiore della cassa. Che usi fibre morbide (lana di vetro o roccia) o rigide (poliuretani) stai attento a non metterne troppa, perché non serve a nulla. Abbi cura, piuttosto, di riempire tutti gli interstizi e le fessure fra pezzo e pezzo. Tenere fermi i vari pezzi con un po’ di sigillante al silicone non è male.

Stendi sul bordo inferiore della cassa un bel verme abbondante di sigillante ai siliconi, metti in posizione la lamiera ed il compensato di chiusura del fondo e avvita. Avevi preparato i fori per le viti? Perché no? Se lo avessi fatto non rischieresti di far sbavare tutto il silicone, di fare il quadruplo della fatica e di montare il coperchio tutto storto!

Rovescia la cassa col serpentino in alto e col becco dell’aspirapolvere pulisci bene il tutto.

OK. Ora pulisci bene il bordo superiore della cassa e stendi un altro bel verme, abbondante, di sigillante ai siliconi.

Per pulire perfettamente il cristallo occorrerebbe un buon prodotto al piombo, specifico per parabrezza, ma comprarne un’intera confezione per così poco non se ne parla neppure. Fai così: metti il parabrezza nel baule dell’auto e vai a farla lavare; fuori e dentro. Non vedi com’è sporca? Direi che era ora di farla pulire sei mesi fa!

Bene. Quando il lavagista prende in mano lo spray per l’interno del parabrezza è il momento di bloccarlo, aprire il baule e fargli pulire quello del pannello… da tutti e due i lati. Se ti chiede il motivo, non stare a perder tempo: dai la colpa a quel matto di enzogal e all’Ecointrosofia© naif. Non ti chiederà altro… funziona come la supercazzula prematurata di Tognazzi!

Ora posiziona con calma (e coi guanti usa e getta) il cristallo facendolo aderire con calma al bordo della cassa. Non premere troppo perché non serve. Il silicone sigillerà perfettamente anche se non lo strizzi come un brufolo!

Perfetto, proprio così intendevo… fermati appena prima che il silicone sbavi.

Ora non resta che stendere l’ultimo vermetto di silicone all’interno del telaio fermavetro, posizionarlo ed avvitare il tutto. Vedo che la lezione della lamiera di chiusura del fondo ti è servita, perché avevi già preparato i fori per le viti sia sul telaio che sulla cassa.

Il pannello è quasi finito.

Occorre dare l'ultima mano di vernice a cassa e fondo.

Cos'è quel colore verde "pianerottolo"?

E quel beige dissenteria?

Non se ne parla neppure!!!

Rosso!!! Il "Panda" naif deve essere di colore rosso!!! Hai mai visto un quadro naif con un solo millimetro quadro di color giallo colica? No, eh?

E' esattamente ciò che voglio dire.

Vabbè, dai, sto scherzando: coloralo come più ti piace.

E’ indispensabile, però, che ti piaccia il rosso. Ma rosso... rosso, eh?!

 

SUPPORTO DEL (O DEI) PANNELLI

Come NON si costruisce un supporto.

Per il supporto del pannello (o di una batteria di essi) non posso darti che raccomandazioni, e due disegni esemplicativi.

Questo supportino asfittico non ha nemmeno il pregio di costare poco… ed è certo che al secondo o al terzo temporale con raffiche di vento ti troverai i pannelli in cortile, in rtrada o conficcati sul cofano dell’auto. Se va bene.

 

Il problema non sono i profilati di supporto, ma i due lati corti della cassa. Appicati in quel punto, i supporti li costringono a sopportare il peso e tutti gli sforzi che il vento esercita su di essi. Gli unici punti robusti della cassa sono gli angoli, o la prossimità di questi.

 

 

Non andare a cercarti rogne, quindi…

 

Esempio di supporto rigido.

 

Con i quattro supporti così conformati, le forze generate dal vento si scaricano sugli spigoli della cassa e su di un’ampia superficie del tetto. Anche le viti da legno per fissare il supporto alla cassa è meglio siano tante, piccole e lontane fra loro, in ossequio al principio dei fissaggi che dice ch’è molto meglio mettere 10 viti da 4 che una vite da 40…
Ho disegnato i supporti quadrati (40 x 40 spessore 3), ma vanno bene anche tondi (diametro circa 50 mm spessore 3) o in profilato ad “L” (50 x 50 spessore 6). Questo per darti un’idea. L’importante che i profili tubolari non si possano riempire d’acqua…
Se sei costretto a mettere i pannelli ad un’altezza notevole rispetto al tetto, ti conviene usare profilati più grossi, ma non troppo. Comunque non il doppio. E’ molto meglio (e molto più economico) allargare la superficie di appoggio a terra mediante tiranti in cavetto e relativi tenditori. Hai presente ciò che si fa per le antenne TV? Proprio quello intendo.


Se colleghi fra loro i quattro pali che sostengono il pannello secondo le diagonali dei quattro lati (hai presente i tralicci elettrici?) con tondino diametro 8 - 10 mm e dai 4 angoli alti fai partire tiranti (più lunghi sono meglio è, ma senza esagerare) potrai dormire tranquillo: più che tranquillo. Insomma, vedi tu.


Se poi sei costretto a far stranezze, c’è sempre la possibilità di farmi una e-mail con un disegno (completo di misure) di cosa vorresti realizzare.

 

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